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Il futuro dei pagamenti digitali nella GDO: verso quale scenario ci stiamo dirigendo?
gennaio 26, 2021 - Creatigroup
La Grande Distribuzione Organizzata, dalla sua affermazione negli anni ’60 a oggi, ha subito un considerevole numero di cambiamenti in tutti gli aspetti in cui si declina.
Primo fra tutti, l’ambito dei pagamenti: se fino a trent’anni fa, l’unico metodo esistente era il denaro contante, in sole tre decadi la situazione è stata completamente stravolta dall’arrivo dei sistemi di pagamento digitali.
Ma qual è il futuro verso il quale ci stiamo dirigendo? Scopriamolo in questo articolo.
L’evoluzione dei pagamenti nella GDO
Nel 2015, in Italia, 175 miliardi di Euro sono stati fatturati tramite mezzi di pagamento elettronici.
Bizzarro pensare che solo trent’anni prima il contante era l’unica forma universalmente accettata e le carte di credito/debito venivano utilizzate solamente da stranieri, turisti e dagli Italiani appartenenti a un’alta classe sociale.
In principio, la compravendita tramite contanti fondava le proprie radici su un concetto di fiducia tra il fornitore e il distributore, o tra il dettagliante e il cliente: spesso infatti, i pagamenti venivano “segnati” e poi riscossi solo periodicamente.
È negli anni ’90 che prende forma un rinnovamento delle forme di pagamento, grazie anche alla diffusione degli e-commerce che richiedono, nella quasi totalità dei casi, una carta idonea per poter effettuare gli ordini. Proprio in questo momento, i grandi attori della GDO (per sapere come sono classificati i punti vendita della GDO leggete questo articolo) iniziano a maturare il desiderio e la necessità di soppiantare la moneta con i sistemi di pagamento digitali, molto più funzionali e sicuri, e che sradicano completamente il problema della gestione e delle rapine. Per incentivare l’utilizzo dei canali elettronici, vengono quindi create le prime carte di credito a nome di grandi colossi come Conad, Esselunga e Coop.
Nel 2010 viene migliorata l’esperienza di acquisto tramite carta con l’introduzione del contactless, il sistema che permette di pagare senza inserire la carta nel terminale POS, ma semplicemente avvicinandola. Questa innovativa formula prende piede fino a raggiungere gli 80 miliardi di € di fatturato nel 2018.
Al giorno d’oggi, oltre alle carte di debito (Bancomat) ormai possedute dalla stragrande maggioranza della popolazione, sono entrati a far parte della nostra quotidianità anche i pagamenti tramite smartphone e smartwatch, ulteriormente ottimizzati da funzioni quali riconoscimento facciale, di impronte digitali o dell’iride, più affidabili e sicure rispetto a tutti i metodi di protezioni esistenti finora.
Il cosiddetto cash, nonostante l’odierna diffusione dei sistemi digitali, rimane comunque il metodo più utilizzato nel nostro Paese. Sempre secondo il bilancio dell’anno 2015, infatti, l’80% delle transazioni sono state effettuate tramite denaro contante: un dato preoccupante, che posiziona l’Italia tra i primi posti in Europa per utilizzo di liquidi discostandosi dalla rapida evoluzione che i pagamenti hanno subito recentemente.
Quali vantaggi presentano i pagamenti digitali?
Oltre a consentire il tracciamento delle operazioni, i pagamenti elettronici offrono una serie di vantaggi per gli utenti e per gli esercenti che li riscuotono.
Praticità e sicurezza sono gli innegabili punti di forza: potersi spostare ovunque e accedere alla totalità dei servizi (trasporti, acquisti, carburante, utenze, soggiorni e piccole spese) avendo con sé solo una carta o il proprio smartphone rende la quotidianità semplice e priva di imprevisti. Senza tralasciare la facilità con la quale tutte le entrate e le uscite vengono riportate in automatico nella proprio account di internet banking, Paypal, e-wallet o similari.
Per le attività, la digitalizzazione dei pagamenti equivale a un minor tempo speso nella gestione e nel versamento dei liquidi, più competitività per i servizi offerti al cliente, maggior sicurezza sul posto di lavoro, minor margine di errore e incongruenze nel fatturato.
Per incentivare questo sistema, nel 2014 entra in vigore l’imposizione del terminale POS in tutti gli esercizi commerciali, nel 2016 l’obbligo di accettazione anche dei micropagamenti, e nel 2020 l’abbassamento del tetto per le operazioni in contanti: ora è possibile effettuare transazioni liquide solo fino a 2000€. A gennaio 2022, la soglia si abbasserà ulteriormente e si fermerà a 1000€.
Queste misure hanno presto dato i loro frutti: se nel 2018, il 18% degli italiani dichiarava di utilizzare esclusivamente contanti per le proprie spese, nel 2019 la percentuale è diminuita al 15%.
L’ultimissima novità per l’incentivo del pagamento elettronico a discapito di quello in contanti, è l’introduzione a dicembre 2020 del Cashback di Stato: tramite l’app dei servizi pubblici, è possibile infatti ricevere il 10% di Cashback sui propri acquisti realizzati nei punti vendita tramite pagamento digitale. Una tematica che ha fatto ampiamente discutere e che ha spaccato a metà l’opinione pubblica, ma che rientra alla perfezione nel piano per l’eliminazione del denaro contante.
Le difficoltà nell’affermazione dei pagamenti digitali
Nonostante le premesse e i dati apparentemente positivi, la grossa difficoltà nell’affermazione definitiva dei pagamenti elettronici sta nella mancanza di un unico, grande sistema che li raggruppi tutti senza eccezioni.
Spesso infatti, gli esercenti si vedono costretti a scegliere tra l’installazione di due o più circuiti simili perché in competizione tra loro, privando il cliente di un prezioso servizio. Gli elevati costi di apertura del contratto, il canone annuo e le commissioni per singola operazione, poi, costituiscono un ulteriore ostacolo soprattutto per i piccoli commercianti. Basti pensare che le commissioni su carte di credito si aggirano tra l’1% e il 2,5%, con un picco del 5% per le carte American Express, spesso non accettate a causa di questa percentuale insostenibile.
Nel nostro Paese, è ancora abbastanza diffuso soprattutto tra le persone di età avanzata, un certo scetticismo nei confronti dei pagamenti elettronici, per una mancanza di fiducia verso un servizio così “nuovo” e “tecnologico”.
Inoltre, non sono da sottovalutare nemmeno i 15 milioni di unbanked, ovvero utenti che non possiedono nessun conto corrente e i cui pagamenti, quindi, non possono in alcun modo essere tracciati.
Per una vera ottimizzazione dei pagamenti, è necessario garantire benefici sia agli utenti che agli esercenti: ciò che manca è una rete di circuiti che vada a confluire in un unico software centrale, capace di accettarli tutti senza discriminazioni, in ogni tipo di attività commerciale.